Lampedusa è la prima linea reale e simbolica tra noi spettatori e le storie di tutti gli uomini, le donne e i bambini che si aggrappano alle sue scogliere di calcare per chiederci aiuto. Lampedusa e i suoi seimila abitanti rappresentano un luogo dell’umanità che in questo tragico decennio non ha mai perso la ragione e quel sentir comune che ci unisce come individui liberi di pensare. Che non fa differenze tra gli uomini e le donne. E dimentica cosa sono. Amici o nemici. Connazionali o stranieri. Cittadini o clandestini.
(Dall’articolo di Fabrizio Gatti “Nobel a Lampedusa, appello su Le Monde” pubblicato su L’Espresso)
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