La correspondance

« Lorsque vous écrivez une lettre, Prince, ou un message, quoi que ce soit que vous adressez à quelqu’un, lorsque vous l’avez terminé, que vous en êtes satisfait, demandez-vous toujours si vous pourriez l’envoyer à quelqu’un d’autre. Si vous n’auriez qu’à changer le nom, l’adresse. Si oui, oubliez cette lettre. Çà n’en est pas une. Vous racontez votre vie, Prince, vous n’écrivez pas à quelqu’un. Recommences ou abandonnez.

Lorsque vous serez bien familier de cette pratique, que plus jamais vous n’enverrez de lettres qui n’en sont pas, et cela prendra du temps, une décision s’ouvrira à vous. Pesez-la avant de la prendre car elle est de conséquence. Mais vous la soupçonnez déjà, n’est-ce pas. Déjà, vous commencez à vous dire : Et si j’agissais de mème avec mes paroles ?

Imaginez, Prince. À chaque phrase que vous allez dire, que vous formulez, si vous vous demandiez : Pourrais-je la dire en ce même moment à quelqu’un d’autre ? Et si, au cas où effectivement vous le pourriez, vous ne la disiez pas. Et si vous vous taisiez…

Rares seraient sans doute vos paroles.

Mais il peut se passer autre chose, mon cher Prince. Il peut se passer qu’en changeant le nom, l’adresse, ou la personne, vous vous rendiez compte par hasard que c’était à quelqu’un d’autre que vous étiez sur le point d’écrire, ou de parler. E qu’une fois ce nouveau nom, cette nouvelle adresse, cette nouvelle personne découverte, vous ne puissiez plus en changer.

Alors là, surtout, envoyez.

Alors là, surtout, parlez.

Car vous n’aurez jamais été si courageux. »

 

Extrait du Libraire de Régis de Sá Moreira

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The Big Kahuna

Goditi potere e bellezza della tua gioventù.

Non ci pensare.

Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi: tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto. E in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi! Non eri per niente grasso come ti sembrava.

Non preoccuparti del futuro. Oppure preoccupati, ma fallo sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica. I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non t’erano mai passate per la mente. Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.

Fa’ una cosa, ogni giorno che sei spaventato. Canta.

Non esser crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo.

Lavati i denti. Non perdere tempo con l’invidia. A volte sei in testa. A volte resti indietro. La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso.

Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente dimmi come si fa. Conserva tutte le vecchie lettere d’amore, butta i vecchi estratti conto.

Rilassati. Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco, a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.

Prendi molto calcio. Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.

Forse ti sposerai o forse no. Forse avrai dei figli o forse no. Forse divorzierai a quarant’anni. Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio. Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche. Le tue scelte sono scommesse. Come quelle di chiunque altro.

Goditi il tuo corpo. Usalo in tutti i modi che puoi. Senza paura e senza temere quel che pensa la gente. È il più grande strumento che potrai mai avere.

Balla. Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.

Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.

Non leggere le riviste di bellezza. Ti faranno solo sentire orrendo. Cerca di conoscere i tuoi genitori. Non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.

Tratta bene i tuoi fratelli. Sono il migliore legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro

Renditi conto che gli amici vanno e vengono. Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno. Datti da fare per colmare le distanze geografiche e di stili di vita, perché più diventi vecchio più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.

Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che ti indurisca. Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca.

Non fare pasticci coi capelli, se no quando avrai quarant’anni sembreranno quelli di un ottantacinquenne.

Sii cauto nell’accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare  il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.

Ma accetta il consiglio… per questa volta.

(The Big Kahuna monologo finale)

Poster The Big Kahuna  n. 2

Ascolta la versione originale in inglese.

Nobel a Lampedusa, appello su Le Monde

Lampedusa è la prima linea reale e simbolica tra noi spettatori e le storie di tutti gli uomini, le donne e i bambini che si aggrappano alle sue scogliere di calcare per chiederci aiuto. Lampedusa e i suoi seimila abitanti rappresentano un luogo dell’umanità che in questo tragico decennio non ha mai perso la ragione e quel sentir comune che ci unisce come individui liberi di pensare. Che non fa differenze tra gli uomini e le donne. E dimentica cosa sono. Amici o nemici. Connazionali o stranieri. Cittadini o clandestini.

(Dall’articolo di Fabrizio Gatti “Nobel a Lampedusa, appello su Le Monde” pubblicato su L’Espresso)

Vai all’articolo originale su Le Monde.

Firma l’appello per il Nobel a Lampedusa.

Avere novant’anni… Capita.

V.L.: – Per finire come ci si sente a 90 anni?

A.M.: – La mia è una sensazione di indifferenza, io sento il piacere e il dolore ma caratterialmente ho sempre una riserva di indifferenza di fronte a quello che capita. Forse è anche l’atteggiamento congenito del filosofo che cerca sempre di guardare le cose nella loro appartenenza a una realtà che è molto più grande della nostra vicenda particolare. Io credo che sia una sensazione di tutti i novantenni che hanno ancora un po’ di salute, sembra quasi normale. Tempo fa improvvisamente mi resi conto che mio figlio Carlo aveva 60 anni, provai una sensazione né di malinconia né di preoccupazione, ma di stranezza. È la stessa cosa nel dire che ho 90 anni…capita.

(tratto dall’intervista al filosofo Aldo Masullo di Violetta Luongo – Altritaliani.net)